Gaio Marcio Rutilo
Gaio Marcio Rutilio | |
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Console romano | |
Nome originale | Gaius Marcius Rutilius |
Figli | Gaio Marcio Rutilo Censorino |
Gens | Marcia |
Consolato | 357 a.C., 352 a.C., 344 a.C., 342 a.C. |
Dittatura | 356 a.C. |
Gaio Marcio Rutilio (in latino: Gaius Marcius Rutilius o Rutulus; fl. 357-342 a.C.) è stato un politico e militare romano, il primo dittatore romano appartenente alla plebe, nonché censore e quattro volte console.
Biografia
Fu eletto console per la prima volta nel 357 a.C. insieme al collega console Gneo Manlio Capitolino Imperioso[1]. Marcio condusse la campagna contro i Privernati, che si concluse con la resa della città, la raccolta di un grande bottino, che fu distribuito tra i soldati, e il trionfo per il console[1].
L'anno successivo fu nominato dittatore col compito di respingere una invasione degli Etruschi. Rutilio sorprese il nemico nel suo campo e lo inseguì fin nel suo territorio; per questa vittoria ricevette, per volere del popolo ma con l'opposizione del Senato romano, un trionfo[2]. È però possibile che la sua dittatura e altri dettagli della sua carriera siano stati inventati dalla sua famiglia, la gens Marcia.
Fu eletto console per la seconda volta nel 352 a.C. insieme al collega Publio Valerio Publicola[3]. I due consoli promossero una verifica dei debiti, che non comportò gravi lamentele da parte degli interessati. Alla fine del mandato si candidò per la carica di censore: malgrado l'opposizione dei patrizi fu eletto.
Fu eletto console per la terza volta nel 344 a.C. insieme al collega Tito Manlio Imperioso Torquato[4], nell'anno in cui un evento prodigioso, portò alla nomina di un dittatore.
Fu ancora console nel 342 a.C., insieme al collega Quinto Servilio Ahala[5]. A Gaio fu affidato il comando delle truppe stanziate vicino Capua, durante la prima guerra sannitica. Accortosi che i soldati tramavano per prendere Capua con la forza, nonostante questa si fosse consegnata spontaneamente a Roma, fece in modo di allontanare dagli accampamenti gli elementi più sediziosi, fino a che, l'aperta ribellione di una parte dell'esercito, comportò la nomina di Marco Valerio Corvo a dittatore[6].
Note
Bibliografia
- Tito Livio, Ab Urbe condita libri, vii
- (DE) Hans George Gundel, Marcius I 36, in Der Kleine Pauly, vol. 3, Stoccarda, 1969, col. 1003–1003.
Collegamenti esterni
- (LA) Ad Urbe Condita, su thelatinlibrary.com.
Predecessore | Fasti consulares | Successore | |
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Gaio Fabio Ambusto, Gaio Plauzio Proculo | 357 a.C. con Gneo Manlio Capitolino Imperioso II | Marco Fabio Ambusto II, Marco Popilio Lenate II | I |
Gaio Sulpicio Petico IV, con Marco Valerio Publicola II | 352 a.C. Publio Valerio Publicola | Gaio Sulpicio Petico V, Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino | II |
Marco Fabio Dorsuo, Servio Sulpicio Camerino Rufo | 344 a.C. con Tito Manlio Torquato II | Marco Valerio Corvo III, Aulo Cornelio Cosso Arvina | III |
Marco Valerio Corvo III, Aulo Cornelio Cosso Arvina | 342 a.C. con Quinto Servilio Ahala III | Gaio Plauzio Venoce Ipseo II, Lucio Emilio Mamercino Privernate | IV |